LEVE nello Shinobi Dō
ELEMENTI DELLO SHINOBI DŌ - LEVE
Inauguriamo questo spazio descrittivo di alcuni degli elementi fondanti dello Shinobi Dō.
Oltre il mito della forza bruta
Nello
Shinobi Dō, all’interno dell’area del
jūjutsu, i blocchi articolari (kansetsu waza) in leva rappresentano uno degli strumenti più raffinati. Interventi in torsione o pressione sulle articolazioni permettono di immobilizzare in modo "non violento" un avversario o, se estremizzati, di lussare un'articolazione.
Seppure molto famose e utilizzate in moltissime arti marziali (Judō, Aikidō, Krav Maga, Lotta libera,
Kung-Fu, ecc.), non bisogna lasciarsi ingannare dai video online, nè tantomeno svilirle laddove non sembrino funzionare: la loro efficacia si manifesta solo a precise condizioni. Un arto o una mano contratti, in tensione, oppongono resistenza; al contrario, quando sono “scarichi”, il principio della leva diventa realmente inarrestabile. Ottenere preventivamente quello "scarico" è una delle abilità richieste al praticante.
Il superpotere di Archimede
Un famoso detto, attribuito ad Archimede di Siracusa, recita: “Datemi una leva e solleverò il mondo.” Questa intuizione fisica non appartiene solo ai manuali di meccanica, ma attraversa anche la pratica marziale.
Immaginiamo un inciampo su un gradino: il piede rimane bloccato e il corpo, incapace di compensare lo spostamento del baricentro, cade in avanti. Questo è il meccanismo della leva in azione. Allo stesso modo, nel
jūjutsu, la tecnica
kani-basami – la cosiddetta “forbice di granchio” – utilizza le gambe come fulcro e braccio di leva, costringendo l’avversario a rovesciarsi al suolo.
La tecnica forse più nota di leva articolare è detta
wakigatame, ove il braccio iperesteso dell'avversario viene bloccato, agendo sia sul gomito che sulla spalla - ogni movimento viene limitato. Esistono al tempo stesso numerose leve e torsioni sulle dita, sulle gambe e ovunque un'articolazione svolga il suo "lavoro".
Moltiplicare gli effetti
Il principio della leva non si applica solo a mani nude. Bastoni, corde o strumenti più piccoli diventano moltiplicatori dell'effetto della leva, amplificando forza e controllo. Il termine "manriki", utilizzato per indicare in Giappone sia armi con catena che altri strumenti più piccoli, significa "la forza di 10.000", o "diecimila forze", a indicare proprio questo effetto moltiplicatore.
Oltre la fisica: effetti psicologici
Una leva o una torsione non immobilizzano soltanto un corpo: immobilizzano anche una volontà. La sensazione di impotenza, l’annichilimento psicologico, il senso di costrizione diventano parte integrante della tecnica. La scienza meccanica si intreccia così alla psicologia del confronto: meno sforzo fisico, più controllo mentale.











