House of Ninjas - Recensione tematica

Christian Russo • 16 febbraio 2024

Tokugawa vs. Hōjō: 2-0

Siamo alla recensione finale (le prime impressioni dopo la prima puntata le trovate qui), scritta dopo aver ultimato la visione della serie “House of Ninjas” (se siete abbonati a Netflix, la trovate qui). Ora mi è possibile condividere con voi le mie opinioni e considerazioni, ma seppure non tratterò nello specifico la trama della serie, per sicurezza accendiamo lo SPOILER ALERT!


Le riserve iniziali erano d’obbligo. La delusione dopo l’ultimo tentativo compiuto dalla cinematografia americana di rispolverare la ninja-mania con “Ninja Assassin” brucia ancora, ma qui siamo su un altro pianeta, o meglio, siamo in Giappone!

Sì perchè il prodotto in questione è molto di più di una spy-story japanese sounding: è una produzione internazionale con una solida base nel Paese del Sol Levante e che si avvale della consulenza, finalmente, di un ricercatore storico autorevole e appassionato, quello Yamada Yuji che con il suo gruppo di studio alla Facoltà di Lettere e Filosofia - Storia medievale giapponese dell’Università di Mie, tanto ha fatto e sta facendo per ridare il giusto lustro alle figure storiche degli shinobi liberandole dai molti fraintendimenti del 900. 


E qui infatti di storia shinobi ce n’è a bizzeffe. 

Cominciamo. 

Ninja o Shinobi? Seppure il titolo non potesse che utilizzare il termine maggiormente conosciuto in tutto il mondo (per di più con il plurale anglosassone - siamo pur sempre in una serie Netflix), in tutto il film si utilizza il termine shinobi, e addirittura uno dei protagonisti, la nonna, ci tiene a sottolineare che solo chi non capisce nulla usa “ninja”. Come chi legge saprà i sinogrammi hanno molteplici possibilità di lettura, a seconda del loro abbinamento a altri kanji, a seconda del contesto, ecc. Le due letture sono grammaticalmente corrette, ma di fatto “ninja” è la pronuncia che i lettori moderni dei kanji antichi utilizzarono inizialmente non avendo avuto accesso a quei testi che ne fornivano la pronuncia con i furigana (le sillabe fonetiche, ausilio nella lettura dei caratteri di origine cinese). La pronuncia che i loro contemporanei facevano dei due kanji “忍者” era quindi più precisamente shinobi no mono o abbreviato shinobi

Il marchio della serie “House of Ninjas”. E’ un kamon con due impennaggi di freccia in direzioni opposte, lo stemma familiare della famiglia Hattori del Clan di Iga (situato nella moderna prefettura di Mie, le antiche città di Iga, Ueno e Nabari). La regione di Iga è famosa per aver dato i natali alla tradizione più nota delle arti spionistiche (ninjutsu) del Giappone. 

La famiglia Hattori avrebbe aiutato Tokugawa Ieyasu ad attraversare Iga per sfuggire ai propri nemici dopo la sconfitta subita a Mikatagahara. Quando Ieyasu sarebbe diventato shogun, il “Primo Ministro militare”, leader de facto e gradualmente dell’intero arcipelago, avrebbe poi ricompensato gli Hattori, portandoli a Edo e facendo loro svolgere importanti funzioni di protezione, spionaggio e controspionaggio, con il nome di Oniwaban, le “guardie del giardino”.

Hattori Hanzo

E gli appartenti alla famiglia protagonista di “House of Ninjas” sarebbero, appunto, i discendenti degli Hattori - gli autori de "Trasmissione Segreta delle Arti Ninja"

La storia di fantasia presuppone che il corpo degli Oniwaban non sarebbe mai decaduto e che continuino nella contemporaneità a proteggere la Nazione… qui dai loro nemici storici, che somigliano in maniera inquietante alla setta colpevole degli attacchi terroristici con il sarin, la Aum Shinrikyō di Shoko Asahara...

I villain della serie sono nientepopodimeno che… i discendenti dei Fūma Ryū Ninja, ossia quegli stessi shinobi invece al servizio del Clan Hōjō, avversari politici e militari di Ieyasu nella sua campagna di unificazione del Giappone e conquista del potere. 

Nella seconda puntata appare uno scorcio del bellissimo castello di Odawara, sede, appunto degli Hōjō e che oggi dopo una recente restaurazione sta rinnovando la propria immagine e attraendo sempre più turisti grazie ai loro particolari testimonial, i Fūma Ninja. 

En no Gyōja

La serie è bella, bella, bella. La narrazione è avvincente, i riferimenti storico-culturali ci sono tutti, e c’è anche un bello spazio all’immaginario classico legato ai ninja e all’esoterismo che da sempre li accompagna. 

Mi riferisco al Kuji, le nove posizioni delle mani, e ancora alla presenza degli Yamabushi, gli eremiti della montagna che nella serie si accompagnano ai Fūma: insieme si riuniscono in una grotta attorno alla statua di En no Gyōja, fondatore dello Shugendō


L'iconografia è quindi rispettata: i duelli sui tetti, le bombe fumogene, il makimono conteso ("pergamena"??), l'addestramento dei più piccoli (sapevate della corsa con un lungo telo legato al capo?), le armi iconiche (i kunai, ma Nin-nerd non sarebbe d'accordo, i kumade - gli "artigli da orso", gli shuriken). 

I riferimenti ai precedenti: la lotta fratricida come nell'anime "Iga no kabamaru", o i diversi paralleli con "Batman begins", "Shinobi no mono", "Kill Bill", "Kage no Gundan" e mettiamoci anche Star Wars.

Come dicevo nella prima parte della mia recensione (che trovi qui), alcuni aspetti mi sarebbe piaciuto vederli più “tradizionali”, come i costumi (non si capisce perchè debbano utilizzare abbigliamento tecnico ma poi rimanere tradizionalisti circa le armi e la tecnologia), maschere e coreografie degli spostamenti e combattimenti (anche se a onor del vero un po' di jūjutsu si è visto), ma tenendo conto delle licenze che un prodotto di questo tipo non può non avere, la bilancia pesa ampiamente dalla parte del favore. 

Silenziosità, atmosfera, mistero, magia, strategia, illusionismo, storia, un pizzico di umorismo e di libero arbitrio (dei Fūma): gli ingredienti che rendono questi shinobi tra i migliori di quelli comparsi fin’ora sullo schermo. 


Ora siamo pronti alla Season 2 di questa epopea. Una nuova ninja-mania? No, una continuazione. 

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