Una Meditazione sul Bianco e sul Nero

Christian Russo • 2 settembre 2023

Un brano dal libro "Kusari-Dō"

Dao (Tao)

In Oriente ci si sofferma sovente sul concetto di in e (in giapponese - o yin e yang in cinese), rappresentato graficamente dal simbolo del Dao: due “pesci” astratti si rincorrono fluidamente.



I kanji di in e 「 陰陽」indicavano in origine i lati opposti di una collina - all’ombra e al sole: furono usati, a partire dal daoismo cinese, per indicare il dualismo costituente l’Universo. Ciò che è in è freddo, negativo, femminile, introverso, inattivo, notturno, vuoto, tende verso il basso e l’interno. Ciò che è è caldo, positivo, maschile, estroverso, attivo, diurno, pieno, tende all’alto e all’esterno. All’apice di espressione del primo polo si manifesta il secondo: essi hanno un’origine comune, non esistono a sé, ma -in relazione- all’altro, ognuno contenendo il seme dell’opposto. Questi poli sono distanti anni luce dal concetto manicheo di “bene” e “male”, ma anzi attraverso la loro equilibrata alternanza nelle diverse manifestazioni naturali, sociali, fisiologiche, psicologiche e alimentari è possibile il mantenimento dell’Armonia, fine ultimo del Dao

Se ci soffermiamo a riflettere sul concetto di in/yō da una prospettiva moderna, ci accorgiamo che, caso tutt’altro che isolato nel pensiero antico, esso è una sorta di interpretazione empirica della realtà naturale. A ogni polo dell’esistente sembra corrispondere un opposto, che ne definisce le qualità e ne stabilisce i confini: i poli positivo e negativo del magnetismo, i muscoli agonisti e antagonisti nei vertebrati, inspirazione ed espirazione, cibarsi e evacuare, l’alternanza di giorno e notte, veglia e sonno, caldo e freddo, moto e resistenza, ma anche imparare e insegnare, ricevere e donare e così via.

Solo nell’equilibrio sottile tra le forze sembra essere possibile la vita: laddove vi è squilibrio la vita non attecchisce - ma al tempo stesso uno sbilanciamento, ce lo insegna l’Universo, è sempre e solo temporaneo: nel lungo periodo è l’omeostasi la naturale e duratura condizione dell’esistente.


In un mondo Occidentale fermamente incardinato sui concetti di bene e male, la visione daoista, al di là degli addentellati ermetici, può aiutare letteralmente a riappacificarsi con la realtà, fornendocene una chiave di lettura profondamente positiva, rasserenante e al tempo stesso incredibilmente più razionale rispetto al nichilista buddhismo o al punitivo cattolicesimo.


Il pensiero del Dao fonda la propria matrice sul concetto di non-opposizione (無為 wu-wei in cinese, mu-i in giapponese), che è qualcosa di esattamente contrario all’inattività passiva, tant’è che vi si fondano moltissime tecniche marziali (“sfruttare la forza altrui”).

Un termine utile all’interpretazione di questo concetto è ‘sincronizzazione’. Di fronte alle sfide della vita, il Dao insegna a sincronizzarsi con la corrente e a non resisterle, a cavalcare l’onda con energia, certi che, ovunque ci porti, non saremo affogati nel vano tentativo di galleggiare in senso contrario e chissà, magari surfando ci saremmo anche divertiti ... o almeno, saremmo morti vivendo!


La simmetria del bianco e del nero e la contestuale presenza intrinseca del seme dell’opposto aprono le porte ad una visione del mondo illuminante, sconvolgente e rivoluzionaria: se le due forze sono simmetriche e si alternano continuamente per garantire l’Armonia Universale (no “peace and love” please...) - allora significa che non è opportuno togliere, abolire, sopprimere, mascherare, cancellare “il nero”?

Sono impaurito, sono ansioso, sono rabbioso: che ruolo positivo, che "seme" bianco potranno mai contenere queste emozioni così ‘nere’?


  • La paura è lo strumento grazie al quale sei ancora in vita. Non appena avresti saputo come spostare una sedia lungo la balaustra del balcone di casa, intorno all’età di tre anni, avresti impiegato tutte le tue giovanissime energie per spiccare il volo. Ti rivelo una verità che potrebbe scuotere le tue certezze: non ci saresti riuscito. Senza la paura tutto ciò che avrebbe potuto ucciderci lo avremmo fatto con gioia prima ancora di aver imparato a parlare correttamente.
    La paura è il nostro scudo: dobbiamo esserle grati e rispettarla.
  • L’ansia. L’ansia aiuta a occuparsi delle cose, ad avere un atteggiamento non superficiale, a trovare soluzioni, a organizzare piani. L’ansia ci tiene svegli ma non ci lascia impreparati.
    L’ansia è il nostro consigliere di guerra un po’ pedante, è il nostro stratega.
  • La rabbia motiva ad agire. Produce cambiamento, agevola la soluzione di problemi attraverso una discussione, aiuta a evitare il ricorso alla violenza fisica, perchè segnala un malessere interiore e la necessità impellente di risolvere una questione. Inoltre è una strategia di negoziazione che ci aiuta nell’appagare desideri e nell’affermare diritti.
    La rabbia è la nostra spada, lo Spartano grazie alle cui battaglie l’Ateniese può permettersi la Maserati.


Naturalmente ho esagerato nella difesa del “nero”: quante volte paura, ansia, rabbia sono limiti alla vita e non motori? Molte. Ma nel riconoscerle come legittime, nello scoprire il loro "seme bianco" e nel notare ch’esse vanno nella stessa direzione del Tutto, vi è la chiave per iniziare a convertirle da energie distruttrici in potenti forze creatrici. Il Dao ci insegna e ci propone di meditare, agendo.


Sono altruista, mi spendo continuamente per gli altri, faccio tanta beneficenza e prego tutte le sere; non viaggio, non mi concedo mai un lusso, ciò che faccio lo faccio per i miei figli. Perchè mai non dovrei esaltare, perpetuare, moltiplicare questo ‘bianco’?!


Io non lo so... tu, medita.

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