Shuriken - le Lame da Lancio del Giappone

Christian Russo • 13 ottobre 2024
©Credits by Saitama Prefectural Museum

Quando si pensa alle arti marziali giapponesi, gli shuriken emergono come uno dei simboli più iconici e affascinanti. Queste piccole armi da lancio, spesso associate ai guerrieri ombra - gli shinobi o ninja, nascondono una storia ricca e complessa che va ben oltre la semplice immagine popolare.


Le origini profonde degli shuriken (手裏剣), letteralmente "lama celata nella mano", risalgono al rudimentale lancio tattico di pietre nel Giappone arcaico. Successivamente vennero sviluppati sassi acuminati con lo stesso scopo e stiletti in legno e poi in metallo dedicati, i bō-shuriken

Se l'esistenza dei bō-shuriken è la più documentata anche nei documenti storici, la genealogia delle versioni a stella è più confusa e misteriosa. Una speculazione ritiene che due stiletti legati al centro furono i primi shaken o hiraken (車剣) le stelle, ma è un documento del 1640 della Scuola Yagyū il primo - e uno dei pochi prima del 1900 - a documentarne l'esistenza storica effettiva. 



Le tecniche di lancio vennero sviluppate anche a partire da strumenti multifunzionali, frecce mozzate, spadini wakizashi o coltelli, punteruoli, chiodi o persino attrezzi per il giardinaggio. 

Se ogni scuola di arti marziali sviluppò le proprie varianti, adattando forma e tecnica alle esigenze specifiche dei praticanti, la categorizzazione dello strumento prevede principalmente due categorie di shuriken:

  1. Bō-shuriken: shuriken a forma di bastoncino o chiodo. A una o due punte, di forma allungata, il lancio prevede una linea retta o un arco. Questa tecnica richiede grande abilità per colpire il bersaglio con precisione.
  2. Sha-ken o Hira-shuriken: shuriken con più di due punte. Questa tipologia è quella più comunemente rappresentata nell'immaginario collettivo.
  3. Teppanken: lame piatte, realizzate a partire da una piastra di metallo, generalmente a forma quadrata, losangata, esagonale o circolare.


Contrariamente alla credenza più diffusa, gli shuriken non erano progettati per essere armi letali. Spesso venivano utilizzati per distrarre, disarmare o ferire superficialmente l'avversario, creando un vantaggio tattico. La teoria per la quale fossero impregnati di sostanze irritanti o velenose per amplificarne l'efficacia è invece poco verosimile.

Nel mondo moderno, l'apprendimento dello shurikenjutsu (arte degli shuriken) offre una connessione diretta con le pratiche antiche, permettendo ai praticanti di esplorare non solo le tecniche, ma anche la filosofia e la storia che le sottendono. È un viaggio attraverso il tempo che arricchisce la comprensione delle arti marziali nel loro complesso. Inoltre, è una pratica che, ormai distante dai fini pratici, permette di migliorare coordinamento, precisione, concentrazione in una vera e propria meditazione attiva.


Comprendere la storia degli shuriken significa apprezzare una parte fondamentale del patrimonio marziale giapponese. È un invito a guardare oltre le rappresentazioni superficiali e ad approfondire le conoscenze su strumenti che hanno influenzato strategie e tecniche per generazioni.

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